venerdì 12 giugno 2020

STEP #24 - Sintesi finale


Durante questo percorso, attraverso il mio blog, ho analizzato e espresso opinioni riguardo il concetto di “Fatica” (dal latino fatiga ) riguardo vari temi, quali vanno dalla mitologia persa nella memoria dei nostri antenati, fino ai tempi moderni dove veniamo bombardati quotidianamente da pubblicità, fatti di cronaca e più semplicemente in tutto quello che guardiamo.

Attraversando le epoche storiche, ho scoperto come fosse la visione di questo ideale, legato soprattutto al dolore e al sacrificio, trovando però ambivalenze come tra la “fatica” rappresentata come forma di dolore nello Zibaldone oppure intesa come sacrificio volto a miglioramento personale, ne sono esempio personaggi come lo sportivo Zanardi, che nonostante un grave incidente si è sforato di andare avanti.

Questo concetto non è applicabile solo in termini storici, ma bensì lo troviamo in tutte le forme artistiche, quali la pittura, la narrativa, la poesia e incredibilmente anche nella settima arte ergo il cinema, nelle quali si manifesta sotto forma di sacrificio, mostrano la pesantezza della vita che giace sulle spalle del genere umano, costretto a sforzarsi per raggiungere i propri obiettivi. Un’assenza totale di questo sforzo è considerabile un’utopia nonostante gli innumerevoli progressi della tecnologia.

Possiamo notare che la fatica è un concetto stretto al genere umano, vari filosofi si sono interrogati da Platone fino ai filosofi contemporanei, senza però ignorare il pensiero medievale. Qui principalmente la “fatica” assume una caratteristica spirituale più che materiale, l’uomo si deve sforzare non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente per aprire i propri orizzonti, per comprendere veramente tutto ciò che lo circonda e per restare su una retta via giusta eticamente e moralmente.

Il concetto di “Fatica” trova applicazioni anche nel campo ingegneristico, dove però acquista un significato differente grazie agli studi effettuati da Wohler, sui materiali sottoposti a forze che garantiscono una notevole durata ai nuovi strumenti e progetti ingegneristici, tali da fornire un notevole passo avanti nel progresso tecnologico.

Possiamo concludere che la “fatica”, da non confondere con il lavoro, è sempre stata vista in innumerevoli casi con un’accezione negativa ma allo stesso tempo necessaria e da un lato anche gratificante volta a un miglioramento di noi stessi e di tutto ciò che ci circonda.

lunedì 8 giugno 2020

STEP #22 - Serie TV

Un faticoso viaggio dentro se stessi

Paul Gascoigne non sapeva di essere destinato a una grande impresa attraverso un luogo inospitale quanto affascinante, che vagamente gli ricordava qualcosa. Nuovi incontri lo aspettano, personaggi nascosti a lungo nelle memorie degli uomini, così tanto da dubitare della loro esistenza. Durante questo viaggio affronterà il suo più grande nemico, se stesso, che gli apparirà sotto forma di disturbanti flashback, che lo porteranno sulla strada giusta finalmente...forse.

Episodio 1- Sisifo, la fatica per se stessi

Era un fresca sera primaverile fin quando una luce intensa inondò il volto di Paul, così intensa che svenne alla sola vista. Si risvegliò in un posto isolato, che ricordavano le Alpi, una leggera brezza gli accarezzava il viso, ma un lamento angosciante e un tonfo ruppe questo silenzio idilliaco. Paul si affrettò e all'inizio di una ripida salita vi trovò un'uomo sulla quarantina con il volto distrutto dal lavoro e le mani insanguinate. L'uomo si presentò, disse di chiamarsi Sisifo e senza che nessuno glielo avesse chiesto raccontò la sua storia. Migliaia di anni fa vide una divinità (un certo Zeus non so se avete presente) tradire la propria moglie, pensò male di ricattarlo, ma per sua sfortuna si era messo contro il dio sbagliato. Zeus lo punì, costringendolo a trascinare per l'eternità un masso destinato a scivolargli di mano poco prima di raggiungere la cima. Tutto ciò perchè voleva diventare ricco senza fatica. Paul rimase perplesso finchè non percepì la stessa luce calda di poco prima. Si ritrovò in un posto lui familiare, una vecchia gioielleria, davanti quest'ultima un uomo incappucciato entra, scatta un'allarme assordante, la polizia di avventa su di lui e gli scopre il volto, il volto di Paul.
Ma perchè Paul avrebbe dovuto rapinare una gioielleria? Semplicemente per la fame, non aveva soldi, non sapeva come pagare l'affitto del suo lugubre monolocale e sopratutto non riusciva a trovarsi un lavoro per rimediare a tutto ciò. "Il fine giustifica i mezzi" pensò, non sempre caro Paul. Ritornò sulle quelle fresche montagne e si sentì come Sisifo, voleva ottenere qualcosa senza fatica, forse tutto ciò è una lezione, una pena o.. un lampo di luce lo travolse.

Episodio 2- Eracle, la fatica per il dovere

Quando Paul si svegliò si accorse di trovarsi in una specie di tempio, come quelli visti sui libri di scuola, anche se Paul, a scuola, ci è andato raramente. Al centro dell'altare, situato tra due gigantesche colonne, si ergeva una figura imponente coperta da una pelle di leone. La suo voce tuonò nella mente di Paul, disse di chiamarsi Eracle ( o Ercole per gli amici ) e senza molte spiegazioni anche lui raccontò la sua vita e elencò tutte le 12 fatiche ordinate da Euristeo che dovette compiere. Paul non riusciva a comprendere il collegamento tra il discorso del famoso eroe e lui stesso. Non ebbe nemmeno il tempo di rifletterci su che si ritrovò teletrasportato di nuovo nella sua cittadina. Sul ciglio della strada un ragazzotto raccoglieva l'immondizia gettata dagli automobilisti e anche sta volta quel ragazzo era proprio il nostro Paul. Si ricordò della sua condanna a lavori socialmente utili dopo il furto, doveva essere grato perchè di solito per questi reati l'unica aspettativa è il carcere, però doveva comunque faticare per guadagnarsi nuovamente la libertà.

Episodio 3- Atlante, la fatica per gli altri

I tasselli dentro la testa di Paul iniziavano a formare qualcosa di comprensibile e mentre ci rifletteva sù l'ennesimo flashback lo portò in un enorme grotta illuminata dal riflesso della luce sull'acqua proveniente da un piccolo foro presente sulla sommità. In fondo vide un'enorme creatura chinata che entrava a malapena nella grotta. Avvicinandosi notò che sorreggeva qualcosa, una sfera fusa con la grotta stessa, se ne accorse perchè al minimo movimento del gigante, tutto tremava intorno a lui.
Questa volta fu Paul a chiedere per primo alla creatura chi fosse, lui con una voce non umanamente concepibile disse di chiamarsi Atlante. Paul si aspettava il classico discorso, ma il gigante restò muto. Allora Paul visibilmente infastidito iniziò a farfugliare qualcosa perchè non sapeva quali domande rivolgere. Atlante lo interruppè, gli disse solamente che stava sorreggendo la Terra per tutti quelli come Paul. Quest'ultimo ancora confuso venne di nuovo trasportato sulla stessa strada dove Paul scontava la sua pena, mentre lavorava sull'altro lato della strada, la quale affacciava su un piccolo lago, un bambino passeggiava tranquillamente quando a un certo punto il suo pallone cadde. Mentre il bambino tentava di raccoglierlo, in lontananza una macchina si avvicinava sempre più velocemente. Paul la notò e si avventò giusto in tempo sul bambino e insieme caddero in acqua. Dal fondale vide la stessa identica luce. Si svegliò nuovamente da Atlante, ma questa volta consapevole di tutto. L'unica cosa che non gli era chiara era perchè Atlante rimase zitto e non si presentò come gli altri, lui rispose semplicemente che chi fatica per il bene degli altri non ha bisogno di parlare. All'improvviso il tetto della grotta crollò sulla testa di Paul, venne inondato nuovamente da purissima luce. Questa volta si svegliò in un letto d'ospedale, dove un dottore gli disse che sia lui che il bambino stavano bene e si erano ripresi.

STEP #21 - L'etica della "Fatica"

La "fatica" umana è sempre stata eticamente analizzata, soprattutto in un mondo in cui lo sfruttamento dei ceti più poveri e deboli è sempre più disarmante, ma d'altro canto senza sforzi non si può ottenere nulla.

La massima esprime con chiarezza il concetto che nella vita umana ogni successo è il frutto di una conquista faticosa. Essa ha alle spalle una secolare tradizione. In Esiodo (VII sec. a.C.) si legge che «gli dei immortali posero il sudore davanti alla virtù» (Le opere e i giorni, 289-290), immagine più volte ripresa in ambito sia greco che latino, fino al senecano virtus […] sudore et sanguine colenda est: «la virtù dev’essere coltivata col sudore e col sangue» (Lettere a Lucilio, 67, 12).


La società moderna tende all’eliminazione della fatica: sia con l’abolizione dei riti di passaggio che un tempo scandivano la crescita dell’individuo (servizio militare, esami); sia con l’introduzione di dispositivi (dapprima meccanici, poi elettrici, ora elettronici) finalizzati a sostituire lo sforzo fisico. Non stupisce perciò che i mass media (in primis i messaggi pubblicitari) veicolino l’idea che si possa ottenere il proprio obiettivo (sia esso l’agiatezza economica, o un titolo di studio o la conoscenza di una nuova lingua) in breve tempo e senza sforzo, insomma che si possa avere «tutto e subito».

Fonte: https://www.azione.ch/cultura/dettaglio/articolo/letica-della-fatica.html

martedì 2 giugno 2020

STEP #20 - La "Fatica" nello Zibaldone di Leopardi

Nello Zibaldone Leopardi affronta vari temi come ad esempio la faticosa ricerca del piacere da parte dell'uomo, anche denominata teoria del piacere.
Ma, per il poeta, questa affannosa ricerca risulta essere inutile poichè è impossibile appagare completamente il desiderio umano.

Il desiderio del piacere è infinito per durata (non si esaurisce finché non finisce la vita) e per estensione (il desiderio del piacere è inesauribile perché riguarda il piacere in sé, e quindi non possono esistere singoli oggetti che lo soddisfino). Il conseguimento di un oggetto di desiderio non spegne il desiderio del piacere, in quanto risponde con qualcosa di finito a una richiesta infinita. Soltanto l’immaginazione può soddisfare il desiderio del piacere – desiderio che è infinito – perché soltanto l’immaginazione può creare oggetti infiniti per numero, per durata e per estensione; l’uomo sperimenta una condizione di felicità quando può soddisfare la propria infinita sete di piacere con questi oggetti infiniti illusori, creati dalla sua facoltà immaginativa.

 L'uomo fatica, si sforza per cercare il piacere nelle sue più variegate forme, ma risulta solo una ricerca invana.

Fonti:https://www.studenti.it/la-teoria-del-piacere-di-leopardi.html

domenica 31 maggio 2020

Step #19 - L'utopia della fatica

UTOPIA s. f. – 1. Formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello; il termine è talvolta assunto con valore fortemente limitativo (modello non realizzabile, astratto), altre volte invece se ne sottolinea la forza critica verso situazioni esistenti e la positiva capacità di orientare forme di rinnovamento sociale (in questo senso utopia è stata contrapposta a ideologia). 2. estens. Ideale, speranza, progetto, aspirazione che non può avere attuazione.

Fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/utopia/

Dopo aver illustrato brevemente il significato di utopia, voglio applicarlo al concetto di "fatica".
La perfetta utopia sarebbe proprio un mondo o meglio un'esistenza priva di qualsiasi sforzo o attività che porti dolore, sia fisico che mentale. Ipoteticamente un mondo completamente affidato alle macchine e alle nuove tecnologie, quali dovrebbero facilitarci qualsiasi azione anche le più quotidiane.
Si può ben notare l'instabilità di quest'utopia, basterebbe un semplice blackout, bug o virus per mandare in cortocircuito questi meccanismi e di conseguenza la stessa vita umana, ma cosa più importante priverebbe l'uomo della sua stessa essenza, del suo ruolo durante la vita, delle gioie provenienti dalla fatica, brevemente renderebbe tutto piatto e noioso.

sabato 30 maggio 2020

Step #18 - La "Fatica" nella filosofia contemporanea

Nella filosofia contemporanea, il concetto di "fatica" o "sforzo" (come analizzato nel seguente articolo) è implicito, infatti quivi vedremo lo "Sforzo del Concetto", lo sforzo di essere uomini razionali, per filosofi come Hegel e Kant.

È in questi termini che viene concepito nel sistema Hegeliano: il concetto non è un mattone per una costruzione architettonica intellettuale, ma, prima di tutto, qualcosa da aggredire.

Non si tratta, però, di un prendere che si prefigge come altro dall’Assoluto. É invece una presa dall’interno che agguanta sé stessa e non resiste, se non ponendosi e ri-ponendosi ad un livello superiore, continuamente, dialetticamente. L’Aufhebung, nel suo significato più radicale, prende proprio questa sfumatura del sostenere la contraddizione, supportare l’immediato-mediato e sorreggere la differenza.

Ciò che “si è presupposto troppo a lungo” trova il suo culmine nella rivoluzione attuata da Kant, principale bersaglio critico in queste pagine dell’Einleitung. Kant presuppone, cioè che il conoscere sia uno strumento quindi, usando il linguaggio di un’altra dicotomia romanica che vende in Fichte il massimo esponente, il non-io. La contraddizione appare evidente: come posso dare il concetto (lògon didònai) se io sono una cosa e il conoscere altra cosa? Come posso, poi, valutare la funzionalità del conoscere, con che metro?

Il valore fondante di questo acuto rovesciamento di prospettive permette, come si diceva su, un concetto che viene preso dall’interno dello Spirito non al suo esterno.

Quindi il compito che Hegel, sulle spalle di Aristotele, attribuisce alla filosofia -ovverosia dare il concetto- non può essere sensato se il Vero e l’Assoluto non coincidessero; la domanda sulla verità, come la domanda sull’assoluto può essere posta solo se noi entriamo nella verità, solo se frequentiamo l’Assoluto, altrimenti nessuna scienza, né filosofica né tecnica, potrebbe essere possibile. O noi ci siamo già nella Realtà, nell’Assoluto o non potremo in alcun modo comunicare, concettualizzare ma anche desiderare.

Pur essendo nella Verità ,e qui il culmine della rivoluzione hegeliana, noi non siamo la Verità ma ne siamo parte integrante nella differenza del nostro sapere. Se quindi siamo nella Verità, il nostro sapere, pur essendo anch’esso nella Verità, il più delle volte è erroneo. Hegel s’accorge che anche l’errore abita nella verità che anche l’errare fa parte di quell’intero che è Vero.

Il concetto viene depotenziato in questo sistema? Assolutamente no. È proprio il continuo divenire di se stesso che permette al concetto di non essere più «Passaggio in Altro, né Parvenza in Altro, ma Sviluppo».5

Evidentemente il concetto non si trova più ad essere quell’isola inesplorata che attraverso il metodo diairetico viene scoperta dallo strumento della conoscenza -non quindi passaggio in altro- ma puro Sviluppo e continuo porsi; non più qualcosa che possa esistere senza la fatica del Pensiero e la sopportazione della contraddizione: non un inerte stante ma un inquieto Sforzo.

Fonti:https://www.sovrapposizioni.com/blog/lo-sforzo-del-concetto

STEP #24 - Sintesi finale

Durante questo percorso, attraverso il mio blog, ho analizzato e espresso opinioni riguardo il concetto di “Fatica” (dal latino fatiga )...