giovedì 30 aprile 2020

STEP #12 - La "Fatica" nel pensiero medievale


L'avvento del Cristianesimo diede alla concetto della fatica umana un potere straordinario, la possibilità di ascendere al Paradiso.Per accedervi bisognava restare, chiamata da Dante stesso, la "retta via".Nell'opera più emblematica del Sommo Poeta troveremo vari pensieri, esposti in modo implicito, sullo sforzo umano per raggiungere la salvezza spirituale.

L’immagine più forte di Dante sarà sempre quella di un uomo in cammino nel viaggio della vita, un uomo alla ricerca di se stesso e della propria felicità..
 L’esperienza insegna la prudenza e fa presupporre sempre la complessità nella vita di tutti, da cui sorge la volontà e la necessità di trovare equilibrio, di sapere che tutto è frutto di fatica e di costanza: tutto ha un prezzo e quello degli errori è il prezzo più alto, un conto che prima o poi si deve sempre saldare.
Dante stesso attraversà i tre Regni (Inferno, Purgatorio e Paradiso), dove in alcune situazioni perderà i sensi a causa dello sforzo per intraprendere quell'impresa, ma soprattutto per concepire la Realtà Divina.

Con la sua ideologia del contrappasso, punirà gli uomini che vissuto cercando di aggirare la fatica che ci accomuna (esempio ne sono gli avari e prodighi costretti a trascinare massi fino al Giorno del Giudizio), mentre verrano premiate le persone che hanno messo la propria forza e in molti casi la propria vita a favore della Cristianità.

Dante afferma che non possiamo affidarci unicamente sulla Fortuna (identificata come entità celestiale al servizio di Dio) per compiere le nostre missioni o semplicemente per vivere le nostre vite in maniera più semplice. La Fatica è ciò che ci mantiene sulla retta via e impedisce di perderci nella Selva Oscura.

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