venerdì 12 giugno 2020

STEP #24 - Sintesi finale


Durante questo percorso, attraverso il mio blog, ho analizzato e espresso opinioni riguardo il concetto di “Fatica” (dal latino fatiga ) riguardo vari temi, quali vanno dalla mitologia persa nella memoria dei nostri antenati, fino ai tempi moderni dove veniamo bombardati quotidianamente da pubblicità, fatti di cronaca e più semplicemente in tutto quello che guardiamo.

Attraversando le epoche storiche, ho scoperto come fosse la visione di questo ideale, legato soprattutto al dolore e al sacrificio, trovando però ambivalenze come tra la “fatica” rappresentata come forma di dolore nello Zibaldone oppure intesa come sacrificio volto a miglioramento personale, ne sono esempio personaggi come lo sportivo Zanardi, che nonostante un grave incidente si è sforato di andare avanti.

Questo concetto non è applicabile solo in termini storici, ma bensì lo troviamo in tutte le forme artistiche, quali la pittura, la narrativa, la poesia e incredibilmente anche nella settima arte ergo il cinema, nelle quali si manifesta sotto forma di sacrificio, mostrano la pesantezza della vita che giace sulle spalle del genere umano, costretto a sforzarsi per raggiungere i propri obiettivi. Un’assenza totale di questo sforzo è considerabile un’utopia nonostante gli innumerevoli progressi della tecnologia.

Possiamo notare che la fatica è un concetto stretto al genere umano, vari filosofi si sono interrogati da Platone fino ai filosofi contemporanei, senza però ignorare il pensiero medievale. Qui principalmente la “fatica” assume una caratteristica spirituale più che materiale, l’uomo si deve sforzare non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente per aprire i propri orizzonti, per comprendere veramente tutto ciò che lo circonda e per restare su una retta via giusta eticamente e moralmente.

Il concetto di “Fatica” trova applicazioni anche nel campo ingegneristico, dove però acquista un significato differente grazie agli studi effettuati da Wohler, sui materiali sottoposti a forze che garantiscono una notevole durata ai nuovi strumenti e progetti ingegneristici, tali da fornire un notevole passo avanti nel progresso tecnologico.

Possiamo concludere che la “fatica”, da non confondere con il lavoro, è sempre stata vista in innumerevoli casi con un’accezione negativa ma allo stesso tempo necessaria e da un lato anche gratificante volta a un miglioramento di noi stessi e di tutto ciò che ci circonda.

lunedì 8 giugno 2020

STEP #22 - Serie TV

Un faticoso viaggio dentro se stessi

Paul Gascoigne non sapeva di essere destinato a una grande impresa attraverso un luogo inospitale quanto affascinante, che vagamente gli ricordava qualcosa. Nuovi incontri lo aspettano, personaggi nascosti a lungo nelle memorie degli uomini, così tanto da dubitare della loro esistenza. Durante questo viaggio affronterà il suo più grande nemico, se stesso, che gli apparirà sotto forma di disturbanti flashback, che lo porteranno sulla strada giusta finalmente...forse.

Episodio 1- Sisifo, la fatica per se stessi

Era un fresca sera primaverile fin quando una luce intensa inondò il volto di Paul, così intensa che svenne alla sola vista. Si risvegliò in un posto isolato, che ricordavano le Alpi, una leggera brezza gli accarezzava il viso, ma un lamento angosciante e un tonfo ruppe questo silenzio idilliaco. Paul si affrettò e all'inizio di una ripida salita vi trovò un'uomo sulla quarantina con il volto distrutto dal lavoro e le mani insanguinate. L'uomo si presentò, disse di chiamarsi Sisifo e senza che nessuno glielo avesse chiesto raccontò la sua storia. Migliaia di anni fa vide una divinità (un certo Zeus non so se avete presente) tradire la propria moglie, pensò male di ricattarlo, ma per sua sfortuna si era messo contro il dio sbagliato. Zeus lo punì, costringendolo a trascinare per l'eternità un masso destinato a scivolargli di mano poco prima di raggiungere la cima. Tutto ciò perchè voleva diventare ricco senza fatica. Paul rimase perplesso finchè non percepì la stessa luce calda di poco prima. Si ritrovò in un posto lui familiare, una vecchia gioielleria, davanti quest'ultima un uomo incappucciato entra, scatta un'allarme assordante, la polizia di avventa su di lui e gli scopre il volto, il volto di Paul.
Ma perchè Paul avrebbe dovuto rapinare una gioielleria? Semplicemente per la fame, non aveva soldi, non sapeva come pagare l'affitto del suo lugubre monolocale e sopratutto non riusciva a trovarsi un lavoro per rimediare a tutto ciò. "Il fine giustifica i mezzi" pensò, non sempre caro Paul. Ritornò sulle quelle fresche montagne e si sentì come Sisifo, voleva ottenere qualcosa senza fatica, forse tutto ciò è una lezione, una pena o.. un lampo di luce lo travolse.

Episodio 2- Eracle, la fatica per il dovere

Quando Paul si svegliò si accorse di trovarsi in una specie di tempio, come quelli visti sui libri di scuola, anche se Paul, a scuola, ci è andato raramente. Al centro dell'altare, situato tra due gigantesche colonne, si ergeva una figura imponente coperta da una pelle di leone. La suo voce tuonò nella mente di Paul, disse di chiamarsi Eracle ( o Ercole per gli amici ) e senza molte spiegazioni anche lui raccontò la sua vita e elencò tutte le 12 fatiche ordinate da Euristeo che dovette compiere. Paul non riusciva a comprendere il collegamento tra il discorso del famoso eroe e lui stesso. Non ebbe nemmeno il tempo di rifletterci su che si ritrovò teletrasportato di nuovo nella sua cittadina. Sul ciglio della strada un ragazzotto raccoglieva l'immondizia gettata dagli automobilisti e anche sta volta quel ragazzo era proprio il nostro Paul. Si ricordò della sua condanna a lavori socialmente utili dopo il furto, doveva essere grato perchè di solito per questi reati l'unica aspettativa è il carcere, però doveva comunque faticare per guadagnarsi nuovamente la libertà.

Episodio 3- Atlante, la fatica per gli altri

I tasselli dentro la testa di Paul iniziavano a formare qualcosa di comprensibile e mentre ci rifletteva sù l'ennesimo flashback lo portò in un enorme grotta illuminata dal riflesso della luce sull'acqua proveniente da un piccolo foro presente sulla sommità. In fondo vide un'enorme creatura chinata che entrava a malapena nella grotta. Avvicinandosi notò che sorreggeva qualcosa, una sfera fusa con la grotta stessa, se ne accorse perchè al minimo movimento del gigante, tutto tremava intorno a lui.
Questa volta fu Paul a chiedere per primo alla creatura chi fosse, lui con una voce non umanamente concepibile disse di chiamarsi Atlante. Paul si aspettava il classico discorso, ma il gigante restò muto. Allora Paul visibilmente infastidito iniziò a farfugliare qualcosa perchè non sapeva quali domande rivolgere. Atlante lo interruppè, gli disse solamente che stava sorreggendo la Terra per tutti quelli come Paul. Quest'ultimo ancora confuso venne di nuovo trasportato sulla stessa strada dove Paul scontava la sua pena, mentre lavorava sull'altro lato della strada, la quale affacciava su un piccolo lago, un bambino passeggiava tranquillamente quando a un certo punto il suo pallone cadde. Mentre il bambino tentava di raccoglierlo, in lontananza una macchina si avvicinava sempre più velocemente. Paul la notò e si avventò giusto in tempo sul bambino e insieme caddero in acqua. Dal fondale vide la stessa identica luce. Si svegliò nuovamente da Atlante, ma questa volta consapevole di tutto. L'unica cosa che non gli era chiara era perchè Atlante rimase zitto e non si presentò come gli altri, lui rispose semplicemente che chi fatica per il bene degli altri non ha bisogno di parlare. All'improvviso il tetto della grotta crollò sulla testa di Paul, venne inondato nuovamente da purissima luce. Questa volta si svegliò in un letto d'ospedale, dove un dottore gli disse che sia lui che il bambino stavano bene e si erano ripresi.

STEP #21 - L'etica della "Fatica"

La "fatica" umana è sempre stata eticamente analizzata, soprattutto in un mondo in cui lo sfruttamento dei ceti più poveri e deboli è sempre più disarmante, ma d'altro canto senza sforzi non si può ottenere nulla.

La massima esprime con chiarezza il concetto che nella vita umana ogni successo è il frutto di una conquista faticosa. Essa ha alle spalle una secolare tradizione. In Esiodo (VII sec. a.C.) si legge che «gli dei immortali posero il sudore davanti alla virtù» (Le opere e i giorni, 289-290), immagine più volte ripresa in ambito sia greco che latino, fino al senecano virtus […] sudore et sanguine colenda est: «la virtù dev’essere coltivata col sudore e col sangue» (Lettere a Lucilio, 67, 12).


La società moderna tende all’eliminazione della fatica: sia con l’abolizione dei riti di passaggio che un tempo scandivano la crescita dell’individuo (servizio militare, esami); sia con l’introduzione di dispositivi (dapprima meccanici, poi elettrici, ora elettronici) finalizzati a sostituire lo sforzo fisico. Non stupisce perciò che i mass media (in primis i messaggi pubblicitari) veicolino l’idea che si possa ottenere il proprio obiettivo (sia esso l’agiatezza economica, o un titolo di studio o la conoscenza di una nuova lingua) in breve tempo e senza sforzo, insomma che si possa avere «tutto e subito».

Fonte: https://www.azione.ch/cultura/dettaglio/articolo/letica-della-fatica.html

martedì 2 giugno 2020

STEP #20 - La "Fatica" nello Zibaldone di Leopardi

Nello Zibaldone Leopardi affronta vari temi come ad esempio la faticosa ricerca del piacere da parte dell'uomo, anche denominata teoria del piacere.
Ma, per il poeta, questa affannosa ricerca risulta essere inutile poichè è impossibile appagare completamente il desiderio umano.

Il desiderio del piacere è infinito per durata (non si esaurisce finché non finisce la vita) e per estensione (il desiderio del piacere è inesauribile perché riguarda il piacere in sé, e quindi non possono esistere singoli oggetti che lo soddisfino). Il conseguimento di un oggetto di desiderio non spegne il desiderio del piacere, in quanto risponde con qualcosa di finito a una richiesta infinita. Soltanto l’immaginazione può soddisfare il desiderio del piacere – desiderio che è infinito – perché soltanto l’immaginazione può creare oggetti infiniti per numero, per durata e per estensione; l’uomo sperimenta una condizione di felicità quando può soddisfare la propria infinita sete di piacere con questi oggetti infiniti illusori, creati dalla sua facoltà immaginativa.

 L'uomo fatica, si sforza per cercare il piacere nelle sue più variegate forme, ma risulta solo una ricerca invana.

Fonti:https://www.studenti.it/la-teoria-del-piacere-di-leopardi.html

domenica 31 maggio 2020

Step #19 - L'utopia della fatica

UTOPIA s. f. – 1. Formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello; il termine è talvolta assunto con valore fortemente limitativo (modello non realizzabile, astratto), altre volte invece se ne sottolinea la forza critica verso situazioni esistenti e la positiva capacità di orientare forme di rinnovamento sociale (in questo senso utopia è stata contrapposta a ideologia). 2. estens. Ideale, speranza, progetto, aspirazione che non può avere attuazione.

Fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/utopia/

Dopo aver illustrato brevemente il significato di utopia, voglio applicarlo al concetto di "fatica".
La perfetta utopia sarebbe proprio un mondo o meglio un'esistenza priva di qualsiasi sforzo o attività che porti dolore, sia fisico che mentale. Ipoteticamente un mondo completamente affidato alle macchine e alle nuove tecnologie, quali dovrebbero facilitarci qualsiasi azione anche le più quotidiane.
Si può ben notare l'instabilità di quest'utopia, basterebbe un semplice blackout, bug o virus per mandare in cortocircuito questi meccanismi e di conseguenza la stessa vita umana, ma cosa più importante priverebbe l'uomo della sua stessa essenza, del suo ruolo durante la vita, delle gioie provenienti dalla fatica, brevemente renderebbe tutto piatto e noioso.

sabato 30 maggio 2020

Step #18 - La "Fatica" nella filosofia contemporanea

Nella filosofia contemporanea, il concetto di "fatica" o "sforzo" (come analizzato nel seguente articolo) è implicito, infatti quivi vedremo lo "Sforzo del Concetto", lo sforzo di essere uomini razionali, per filosofi come Hegel e Kant.

È in questi termini che viene concepito nel sistema Hegeliano: il concetto non è un mattone per una costruzione architettonica intellettuale, ma, prima di tutto, qualcosa da aggredire.

Non si tratta, però, di un prendere che si prefigge come altro dall’Assoluto. É invece una presa dall’interno che agguanta sé stessa e non resiste, se non ponendosi e ri-ponendosi ad un livello superiore, continuamente, dialetticamente. L’Aufhebung, nel suo significato più radicale, prende proprio questa sfumatura del sostenere la contraddizione, supportare l’immediato-mediato e sorreggere la differenza.

Ciò che “si è presupposto troppo a lungo” trova il suo culmine nella rivoluzione attuata da Kant, principale bersaglio critico in queste pagine dell’Einleitung. Kant presuppone, cioè che il conoscere sia uno strumento quindi, usando il linguaggio di un’altra dicotomia romanica che vende in Fichte il massimo esponente, il non-io. La contraddizione appare evidente: come posso dare il concetto (lògon didònai) se io sono una cosa e il conoscere altra cosa? Come posso, poi, valutare la funzionalità del conoscere, con che metro?

Il valore fondante di questo acuto rovesciamento di prospettive permette, come si diceva su, un concetto che viene preso dall’interno dello Spirito non al suo esterno.

Quindi il compito che Hegel, sulle spalle di Aristotele, attribuisce alla filosofia -ovverosia dare il concetto- non può essere sensato se il Vero e l’Assoluto non coincidessero; la domanda sulla verità, come la domanda sull’assoluto può essere posta solo se noi entriamo nella verità, solo se frequentiamo l’Assoluto, altrimenti nessuna scienza, né filosofica né tecnica, potrebbe essere possibile. O noi ci siamo già nella Realtà, nell’Assoluto o non potremo in alcun modo comunicare, concettualizzare ma anche desiderare.

Pur essendo nella Verità ,e qui il culmine della rivoluzione hegeliana, noi non siamo la Verità ma ne siamo parte integrante nella differenza del nostro sapere. Se quindi siamo nella Verità, il nostro sapere, pur essendo anch’esso nella Verità, il più delle volte è erroneo. Hegel s’accorge che anche l’errore abita nella verità che anche l’errare fa parte di quell’intero che è Vero.

Il concetto viene depotenziato in questo sistema? Assolutamente no. È proprio il continuo divenire di se stesso che permette al concetto di non essere più «Passaggio in Altro, né Parvenza in Altro, ma Sviluppo».5

Evidentemente il concetto non si trova più ad essere quell’isola inesplorata che attraverso il metodo diairetico viene scoperta dallo strumento della conoscenza -non quindi passaggio in altro- ma puro Sviluppo e continuo porsi; non più qualcosa che possa esistere senza la fatica del Pensiero e la sopportazione della contraddizione: non un inerte stante ma un inquieto Sforzo.

Fonti:https://www.sovrapposizioni.com/blog/lo-sforzo-del-concetto

venerdì 29 maggio 2020

STEP #17 - Abecedario sulla "Fatica"

Applicazione
Bene
Compito
Dolore
Estenuante
Fatica
Gavetta
Hobby
Impegno
Lavoro
Mansione
Necessità
Opera
Pena
Quota
Responsabilità
Sforzo
Travaglio
Usura
Valore
Zelo

giovedì 28 maggio 2020

STEP #16 - Un protagonista

Il protagonista che rispecchia al meglio il concetto di "fatica" e di non arrendersi di fronte agli imprevisti è sicuramente Alex Zanardi, famoso sportivo italiano e pilota di F3 e F1, tristemente reso ancor più noto dal suo gravissimo incidente.
Non si può certo dire che fino a quel momento la carriera di Zanardi fosse stata semplice, tante le sfortune e gli imprevisti, lasciarono il pilota italiano più che demotivato. Ma nonostante le delusioni in Formula 1, Alex che tra le sue caratteristiche più incredibili può vantare una grande forza di volontà, decise di tornare in America nel 2000 e tornare alla Formula Cart.

Non sapeva però che quella scelta avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Fu infatti durante una gara in Germania, precisamente sul tracciato di Lausitzring, un circuito lungo 2 miglia dove è facile raggiungere oltre i 370 km/h che a pochi giri dal termine, il 15 settembre 2001, ebbe luogo il terribile incidente che lo vide protagonista.
Subito dopo essere tornato in pista successivamente al controllo dei box, data la sua impulsività sporcò la visiera con del carburante e istintivamente tentò di pulirla, fu proprio in quel momento che perse il controllo della vettura dopo un testa a coda impattò contro il veicolo del pilota italo-canadese Tagliani.
L’impatto fu devastante, l’auto di Zanardi venne colpita tale che l'altra auto tagliò di netto la sua Honda all’altezza delle gambe.

Tutto questo non impedì a un personaggio carismatico come lui di smettere di competere e fare quello che più ama, cioè gareggiare. Anni dopo, partecipa alle Paralimpiadi vincendo anche una medaglia d'oro.
In conclusione, citando lo stesso Alex "Quando mi sono risvegliato senza gambe ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa".

mercoledì 27 maggio 2020

STEP #15 - Limiti della "Fatica"

Un nuovo studio suggerisce che non importa quale sia l’attività, tutti raggiungiamo il solito limite metabolico, ovvero il massimo sforzo possibile che il nostro corpo possa sostenere nel lungo termine.

Quando si tratta di attività fisiche che durano giorni, settimane e mesi, i ricercatori hanno scoperto che gli esseri umani possono bruciare calorie al massimo 2,5 volte il loro tasso metabolico a riposo: nemmeno il più performante dei maratoneti riesce ad abbattere questo limite.
Oltre questa soglia, il corpo comincia a erodere i propri tessuti per compensare il deficit calorico, probabilmente a causa dei limiti fisici del tratto digestivo nell’attività di scomposizione del cibo.

L’esperimento è stato effettuato misurando le calorie bruciate da un gruppo di atleti che correvano l’incredibile serie di sei maratone alla settimana, per cinque mesi: tutte le volte che i dati venivano rapportati al tempo, veniva osservata una curva ad L.

L’esperimento è stato effettuato misurando le calorie bruciate da un gruppo di atleti che correvano l’incredibile serie di sei maratone alla settimana, per cinque mesi.
Il consumo energetico degli atleti iniziava relativamente alto, ma inevitabilmente raggiungeva e si stabilizzava ad un valore di 2.5 volte il tasso metabolico dell’individuo.

Herman Pontzer, coautore dello studio e professore associato di antropologia evoluzionistica della Duke University, commenta così la scoperta:

Per quello che ne sappiamo nessuno può spingersi oltre questo limite, che rappresenta una sfida per l’élite degli atleti di endurance.

Questo però, continua il professore, non esclude che in futuro questo limite possa essere abbattuto:

Forse qualcuno oltrepasserà il limite un giorno e ci mostrerà in cosa ci siamo sbagliati: la scienza funziona quando qualcuno dimostra che hai torto.

Fonte: https://leganerd.com/2019/06/07/infrangere-i-limiti-della-fatica-il-limite-metabolico-sembra-una-barriera-invalicabile/

martedì 26 maggio 2020

STEP #14 - Un fatto di cronaca

"Addio al tipografo che aveva imparato dalla fatica del podismo a superare le difficoltà nella vita" così riposta La Stampa il 26 aprile 2020 riguardo la scomparsa di Maurizio Albiero.

Riporto qui parte dell'articolo:
Maurizio Albiero, 71 anni, è morto ieri (25 aprile) all’Istituto climatico di Robilante, casa di cura dov’era stato ricoverato nell’ultimo periodo in cui aveva dovuto combattere contro un tumore. Abitava a Fossano, dove la notizia si è subito diffusa, soprattutto tra gli amanti dello sport.
Si era trasferito in città nel 1987, arrivando da Torino e, un anno dopo, si era tesserato per l’Atletica Fossano 75.

«Un esempio per tutti – dice Paolo Braccini, presidente della società sportiva -. Da qualche tempo non lo vedevo, ma era un amico vero, che mi aveva anche sostenuto e spronato quando, dopo un incidente, avevo impiegato parecchio tempo a riprendermi».
Albiero lavorava in una tipografia a Savigliano, ma il podismo era la sua grande passione e la fatica della corsa lo aveva reso uomo concreto, capace di affrontare i problemi con serenità.

E da quest'ultima frase dalla quale dobbiamo imparare, i problemi non sono sempre facili da affrontare, ma ciò non vuol dire che sono impossibili, ne è la prova vivente Maurizio.

STEP #13 - La "Fatica" nell'ingegneria

Il concetto di "fatica" in termini dell'ingegneria assume un signficato pressochè diverso dall'utilizzo comune che ne facciamo. Ma qual è il significato che assume allora?

La fatica non è altro che un fenomeno meccanico di progressiva degradazione di un materiale sottoposto a carichi variabili nel tempo (in maniera regolare o casuale) che può portare alla sua rottura , anche se sia rimasto nel suo limite d'elasticità, cioè nonostante durante la vita utile del materiale l'intensità massima dei carichi in questione si sia mantenuta ad un valore sensibilmente inferiore alla tensione di rottura o di snervamento statico del materiale stesso.

Storicamente scoperta e studiata come fenomeno prettamente metallurgico (quindi nell'ambito dei materiali metallici), in seguito il termine "fatica" è stato usato anche per le altre classi di materiali, come i materiali polimerici o i materiali ceramici.

Bibliografia: https://it.wikipedia.org/wiki/Fatica_(scienza_dei_materiali)

I primi studi intorno alla fatica vennero compiuti alla fine del secolo XIX, in seguito a una serie di rotture "inspiegabili" di assi ferroviari progettati per resistere a carichi ben superiori a quelli cui invece avveniva la loro rottura improvvisa in esercizio. August Wöhler intuì che il fenomeno era dovuto alla natura ciclica del carico cui l'assale era sottoposto e tentò di ricostruire lo stato di sollecitazione in laboratorio, mettendo in relazione l'ampiezza massima del ciclo di sollecitazione con il numero di cicli che il pezzo sopportava prima della rottura: ne ricavò una serie di curve su base statistica che sono chiamate "diagrammi di Wöhler" e costituiscono lo strumento base per la progettazione di componenti meccanici sollecitati a fatica.









Da questi diagrammi si evidenzia per alcuni materiali l'esistenza di un limite inferiore di sforzo massimo al di sotto del quale il materiale non si rompe per effetto di fatica nemmeno per un numero "molto alto" di cicli. Questo valore dello sforzo è detto limite di fatica del materiale. Nella pratica ingegneristica, il limite di fatica viene determinato per un numero ben preciso di cicli, che anche se non è infinito, corrisponde ad un numero particolare elevato. Ad esempio nel caso di leghe di rame il limite di fatica si riferisce a 100 milioni di cicli.


giovedì 30 aprile 2020

STEP #12 - La "Fatica" nel pensiero medievale


L'avvento del Cristianesimo diede alla concetto della fatica umana un potere straordinario, la possibilità di ascendere al Paradiso.Per accedervi bisognava restare, chiamata da Dante stesso, la "retta via".Nell'opera più emblematica del Sommo Poeta troveremo vari pensieri, esposti in modo implicito, sullo sforzo umano per raggiungere la salvezza spirituale.

L’immagine più forte di Dante sarà sempre quella di un uomo in cammino nel viaggio della vita, un uomo alla ricerca di se stesso e della propria felicità..
 L’esperienza insegna la prudenza e fa presupporre sempre la complessità nella vita di tutti, da cui sorge la volontà e la necessità di trovare equilibrio, di sapere che tutto è frutto di fatica e di costanza: tutto ha un prezzo e quello degli errori è il prezzo più alto, un conto che prima o poi si deve sempre saldare.
Dante stesso attraversà i tre Regni (Inferno, Purgatorio e Paradiso), dove in alcune situazioni perderà i sensi a causa dello sforzo per intraprendere quell'impresa, ma soprattutto per concepire la Realtà Divina.

Con la sua ideologia del contrappasso, punirà gli uomini che vissuto cercando di aggirare la fatica che ci accomuna (esempio ne sono gli avari e prodighi costretti a trascinare massi fino al Giorno del Giudizio), mentre verrano premiate le persone che hanno messo la propria forza e in molti casi la propria vita a favore della Cristianità.

Dante afferma che non possiamo affidarci unicamente sulla Fortuna (identificata come entità celestiale al servizio di Dio) per compiere le nostre missioni o semplicemente per vivere le nostre vite in maniera più semplice. La Fatica è ciò che ci mantiene sulla retta via e impedisce di perderci nella Selva Oscura.

mercoledì 29 aprile 2020

STEP #11 - La "Fatica" durante la pandemia

In questi mesi tutti noi stiamo vivendo una situazione difficile che risulta a volte tediosa, volta al bene della comunità, ma soprattutto per minimizzare il contagio così da tornare il prima possibile alla nostra quotidianità.

Questa situazione risulta essere faticosa non solo per i singoli cittadini "chiusi" in casa, ma soprattutto per le imprese italiane e più generale per l'economia dello Stato che va a rilento. Tutto ciò è faticoso, ne sono esempi rilevanti i proprietari di piccole imprese legate ad esempio alla ristorazione o al turismo, studenti che svolgono il proprio lavoro fuori dal contesto abituale, non avendo un contatto diretto con l'insegnante (questo articolo non vuole essere una critica allo Stato nè al sistema scolastico, i quali si stanno adoperando al massimo per migliorare tale situazione).

Con questo voglio evidenziare che questa pandemia ci rende tutti uguali, ci mette tutti alla prova e sotto sforzo, dal più umile lavoratore fino ai capi del governo. Bisogna però sopportare questo sforzo e fare dei sacrifici per tornare alla nostre vite normali.


Fallimenti e chiusure di aziende tornano ai livelli pre-crisi - Il ...

martedì 21 aprile 2020

STEP 10 - La "Fatica" nel cinema.

Nel cinema abbiamo molti film realizzati rispetto all'idea di fatica e sforzo, ma qui ho voluto scegliere un film in cui questo concetto non fosse così esplicito, alternando la fatica fisica a quella psicologica.

La ricerca della felicità (The Pursuit of Happyness) è un film del 2006 diretto da Gabriele Muccino. Gli interpreti principali sono Will Smith, Jaden Smith e Thandie Newton.Nel 1981 a San Francisco, Chris Gardner cerca di sbarcare il lunario vendendo una partita di scanner per rilevare la densità ossea, acquistata con i risparmi di una vita. Le vendite tuttavia scarseggiano: molti medici ritengono il macchinario eccessivamente costoso e, tutto sommato, inutile. La situazione economica si fa sempre più disperata per Chris e la sua famiglia, composta dalla moglie Linda e dal figlio Christopher.

Fonte:https://it.wikipedia.org/wiki/La_ricerca_della_felicit%C3%A0

Questo film racconta perfettamente gli sforzi, o meglio la fatica, di un'uomo che deve riuscire a rendere dignitosa la vita del figlio, senza abbandonare i propri sogni.
Qui vi lascio la scena del colloquio, che racchiude un po' tutto il filo concettuale che lega il fim. Vi consiglio vivamente la visione.

https://www.youtube.com/watch?v=4d2HJ-x5Gew

STEP 9 - La "Fatica" nell'arte.








Jean-François Millet: quando la pittura incontra la fatica ...

                      Jean-François Millet, Le Spigolatrici, 1857, Musée d'Orsay, Parigi

domenica 19 aprile 2020

STEP 8 - La "Fatica" per Platone

I Dialoghi platonici rappresentano la quasi totalità della produzione letteraria e filosofica di Platone, filosofo e scrittore greco vissuto a cavallo del IV a.C., nei quali affronta vari temi discernenti la filosofia del suo maestro Socrate e della situazione politica e sociale in cui viveva.

Nella sua opera affronta il tema della vera conoscenza, che non può essere raggiunta senza fatica, ne troviamo riferimento in questa sua personale citazione "L'uomo non possiede già tutta intera la verità ma non la ignora completamente: la porta in sè, con una peconoscenza dalla quale bisogna tirar fuori la vera conoscenza. Immortalità dell'anima."

Platone rappresenta questa ricerca, da sottolineare faticosa, nel Mito della Caverna, brevemente qui descritto:
 Ci sono dei prigionieri che hanno sempre vissuto in una caverna sul cui fondo sono legati in modo da non potersi voltare. Fuori dalla caverna c'è un muro ad altezza uomo dietro al quale camminano persone che portano sulla testa statuette raffiguranti oggetti di vario genere, queste persone parlano e il loro eco rimbomba nella caverna. Dietro questi individui vi è un fuoco intenso che proietta nella parete della grotta davanti agli uomini legati le immagini degli oggetti. Non avendo potuto vedere nient'altro, i prigionieri, osservando le ombre, pensano che questa sia la realtà.
Uno di loro, però, si libera e si volta; vede perciò le statuette e si accorge che sono più reali delle ombre; poi esce dalla grotta, oltrepassa il muro e inizialmente è accecato dalla luce del sole. Poi si guarda intorno e vede "il mondo della natura" e nota che tutto è più vero degli oggetti che sono proiettati. In seguito egli vuole tornare dai compagni per renderli partecipi della sua scoperta ma questi non accettano la conoscenza, la novità, la superiorità di un'idea rispetto alla loro, e rimangono convinti che le ombre siano la realtà, e lo uccidono.
Fonte: https://doc.studenti.it/vedi_tutto/index.php?h=a232090e&pag=3

 Il mito della caverna diventa la descrizione della faticosa salita dell'uomo verso la vera conoscenza.

sabato 18 aprile 2020

STEP 7 - La "Fatica" nella poesia.

La poesia è sempre stata il mezzo che concede agli uomini di poter esprimere i propri sentimenti, pensieri, ma soprattutto dolori che derivano da sforzi di natura fisica, psichica o per lo più spirituale. Ne troviamo espressione di questo sforzo in uno dei sonetti del famoso poeta inglese William Shakespeare, quivi riportato:

Consunto da Fatica… Sonetto 27 poesia di William Shakespeare

Consunto da fatica, corro presto a letto
caro ristoro al corpo distrutto dal cammino;
ma allor nella mia testa s’apre un’altra via
a stancar la mente or che il mio corpo ha tregua.
Svelti i miei pensieri da lontano ove dimoro
volgono in fervido pellegrinaggio a te
e tengono spalancate le mie palpebre pesanti
scrutanti quelle tenebre che il cieco sol conosce:
ma ecco che la vista immaginaria del mio cuore
presenta la tua ombra al mio sguardo senza luce,
che, simile a diamante sospeso nel buio più nero,
fa la cupa notte bella e il suo vecchio volto nuovo.
Così di giorno il corpo, di notte la mia mente
per colpa tua e mia non trovano mai pace

STEP 6 - La "Fatica" nella narrativa

Il concetto di sforzo o fatica è il tema principale di questa favola scritta da un famoso scrittore russo ,Lev Tolstoj , conosciuto soprattutto per grandi classici come "Anna Karenina" e "Guerra e pace". In queste poche, ma significative righe esprime il prezzo della fatica, nella sua personale visione.


Due cavalli tiravano ognuno il proprio carro. Il primo cavallo non si fermava mai; ma l'altro sostava di continuo. Allora tutto il carico viene messo sul primo carro. Il cavallo che era dietro e che ormai tirava un carro vuoto, disse sentenzioso al compagno:
- Vedi? Tu fatichi e sudi! Ma più ti sforzerai, più ti faranno faticare.
Quando arrivarono a destinazione, il padrone si disse:
- Perché devo mantenere due cavalli! Mentre uno solo basta a trasportare i miei carichi? Meglio sarà nutrir bene l'uno, e ammazzare l'altro; ci guadagnerò almeno la pelle del cavallo ucciso!
E così fece.


Finestre su Arte, Cinema e Musica: Cavalli da incubo e da sogno

mercoledì 1 aprile 2020

STEP 5 - La "Fatica" nelle pubblicità

La pubblicità è una tecnica di comunicazione sviluppata attraverso strumenti come televisione, affissioni, internet, posta, radio e giornali. Divulgata da operatori economici, ha lo scopo consapevole e sistematico di persuadere e modificare le decisioni di acquisto e di utilizzo di specifici servizi da parte delle persone.

fonte:https: https://www.andreapilotti.com/pubblicita.html

Continuamente siamo bombardati da spot pubblicitari mirati a venderci un prodotto, che nella maggior parte dei casi, renda meno impegnative le nostre attività quotidiane. Quello che vi riporto è un vecchio spot del detersivo AIAX del 1989, diventato famoso per il suo semplice quanto originale motto: "Igiene sì, fatica no".

Link al video: https://www.youtube.com/watch?v=6j8hCzCzRow


Viterbo: quando Piazza San Pellegrino era “quella dello spot dell ...

STEP 4 - L'idea di "Fatica" nella Mitologia Classica

All'interno della Mitologia, in particolar modo quella Classica, possiamo trovare numerosi miti che rappresentino l'ideologia di "fatica" e secondo il mio pensiero quello più emblematico è sicuramente la storia di Eracle.

Dodici fatiche di Eracle
Le dodici fatiche (in greco dodekathlos) di Eracle, poi Ercole nella mitologia romana, sono una serie di episodi della mitologia greca, riuniti a posteriori in un unico racconto, che riguardano le imprese compiute dall'eroe Eracle per espiare il fatto di essersi reso colpevole della morte della sua famiglia. Secondo un'ipotesi, il ciclo delle dodici fatiche sarebbe stato per la prima volta fissato in un poema andato perduto, l'Eracleia, scritto attorno al 600 a.C. da Pisandro di Rodi. Attualmente le fatiche di Eracle non sono presenti tutte insieme in un singolo testo, ma si deve raccoglierle da fonti diverse.Nelle metope del Tempio di Zeus ad Olimpia, che risalgono al 450 a.C. circa, si trova una famosa rappresentazione scultorea delle Fatiche: potrebbe essere stato proprio il numero di queste metope, 12 appunto, ad aver fin dai tempi antichi indotto a fissare a questa cifra il tradizionale numero delle imprese.

Prima Fatica : Uccidere il Leone di Nemea

Il leone Nemeo è un mostro invulnerabile, inviato a Nemea da Era per distruggere Eracle. Nacque vicino a Nemea, nell'Argolide e si insediò in una grotta con due uscite. La sua pelle non poteva essere trapassata, né bucata o scalfita da nessun tipo di arma, era indistruttibile;zanne ed artigli erano dure quanto il metallo. Il temibile leone era dunque una belva invulnerabile. L'unico punto debole era la bocca.Era un vero flagello per il popolo di Nemea, poiché attaccava uomini e greggi, facendo razzie. Per terrore dei suoi ruggiti, la gente aveva smesso di lavorare e la popolazione veniva divorata dal felino.
Fu sconfitto da Eracle, nella prima delle dodici fatiche. Giunto a Nemea, messosi in caccia del leone, Eracle lo cercò a lungo, ma ovunque trovava solo campi disseminati di cadaveri degli uomini uccisi dal leone. Finché un tremendo ruggito scosse la foresta. Il leone aveva trovato Eracle e si preparava a sbranarlo. Eracle prese in mano l'arco e lo colpì con tutte le sue frecce, ma tutte si limitarono a rimbalzare sulla fitta pelliccia dell'invulnerabile animale. Il leone lo attaccò, menando fendenti con i suoi artigli e distrusse l'armatura dell'eroe che fu costretto a battersi nudo. Il leone ferì Eracle al petto con una zampata. Eracle usò la spada, che però si piegò inutilmente. Allora afferrò la clava e vibrò un colpo così forte che la clava si spezzò in mille pezzi e in mano gli rimase un inutile moncone, ma il leone non era nemmeno ammaccato. Tornò dentro la sua caverna, ma non per dolore, per via delle orecchie che ronzavano, Eracle lo inseguì e qui ingaggiò battaglia. Nel terribile duello corpo a corpo, il leone strappò un dito a Eracle, ma alla fine l'eroe afferrò il leone per la testa e la folta criniera e il leone si accasciò a terra sconfitto, strangolato. Eracle se lo caricò in spalla in segno di trionfo e lo portò a Micene, dove terrorizzò Euristeo, che gli ordinò di riportarlo indietro. Eracle così fece.Alla morte, il leone Nemeo fu posto da Zeus tra i segni dello zodiaco, dove formò la costellazione del leone.


Le 12 fatiche di Ercole

Seconda Fatica: Uccidere l'Idra di Lerna

Il mito narra che l'Idra, che viveva nei pressi di Lerna, fu ucciso da Ercole durante la seconda delle sue fatiche. Non fu un'impresa facile: trovò l'orrenda belva mentre digeriva il suo pasto nella caverna e le tagliò tutte le teste. Per non cadere preda del suo fiato tremendo Ercole trattenne il respiro. Scoprì però che dal moncherino di ogni testa tagliata ne spuntavano istantaneamente altre due. Ebbe quindi un'illuminazione, e chiese aiuto al nipote Iolao: mentre Ercole tagliava le teste, Iolao dava fuoco al sangue della ferita, cicatrizzandola in modo che le teste non potessero ricrescere. L'ultima testa tuttavia era immortale e non servì nemmeno il suo nuovo stratagemma. Allora seppellì la testa e il corpo sotto un masso enorme.Ercole bagnò la punta delle frecce nel sangue dell'idra, altamente velenoso, per rendere le ferite inflitte da esse inguaribili. Un'accidentale puntura con una di tali frecce provocò atroci sofferenze a Chirone, centauro amico e insegnante di Ercole, che essendo immortale non poteva morire e, per porre fine al tormento, donò la propria immortalità a Prometeo.



L'Idra: tante teste e un solo corpo • i Casteldrake


Come scritto le fatiche sono 12, sarebbe tedioso raccontarle tutte, quindi lascio questo link dove potete continuare a leggerle:"https://deieglieroidellagrecia.jimdofree.com/home/eracle-ercole/dodici-fatiche-di-eracle/".

STEP 3



"Atlante, espressione della fatica immane dell'uomo, congiunzione tra età classica ed età moderna"

venerdì 27 marzo 2020

STEP 2 -Storia del concetto di "Fatica"

L'etimologia della parola lavoro è da ricondursi al latino labor = fatica. Se andiamo ancora più indietro nella ricerca delle origini del termine lavoro, arriviamo alla radice sanscrita labh- (a sua volta dalla più antica radice rabh-) che, in senso letterale, significa afferrare, mentre, in senso figurato, vuol dire orientare la volontà, il desiderio, l'intento, oppure intraprendere, ottenere...  In greco antico anche il verbo λαμβάνω (lambano) che esprime l'idea di afferrare, prendere, ottenere sembra potersi ricondurre alla stessa radice sanscrita di cui sopra. Da ciò, possiamo concludere che il lavoro è un'attività faticosa volta ad ottenere i risultati che il lavoratore si prefigge di raggiungere.

Ne esprime perfettamente questo concetto la lingua francese, attraverso il verbo "travailler" cioè lavorare.
 Il verbo travailler, nel senso quindi di eseguire un’opera, appare all’inizio del xvi secolo, ma bisogna attendere la fine del xvii per vedere infine apparire travailleur. Nel xii secolo, insieme a labeur era apparso ouvrier, dal latino operaius “uomo di pena”, che rinvia esso stesso a due parole: opus “opera” e operae, gli “impegni”, le “obbligazioni” che devono essere assolti sia dall’affrancato verso l’antico padrone, sia di fronte a un cliente nel caso di un contratto d’affari tra uomini liberi (locatio operis faciendi). Ma la storia del termine francese travail è interessante perché esso era apparso molto prima, a partire dall’xi secolo, per designare uno strumento di tortura, il tripalium “composto di tre pali”. Travailler significava quindi torturare un recalcitrante per mezzo del tripalium e il travailleur non era la vittima, ma il boia. Travail indicava pure un dispositivo composto di parecchie travi al quale si legavano i cavalli o i buoi per ferrarli (così trabajo in spagnolo significava “mettere al mondo”, “essere partorienti”).

Nel corso della storia studiosi e filosofi si sono adoperati per dare un significato al concetto di fatica, trovando dei risultati anche discordanti tra loro.

Citando Aristotele:"Si ama di più quello che si è conquistato con fatica". Non vi è nulla di faticoso in ciò che otteniamo dal giorno alla notte. La forza di saper aspettare, cogliere il frutto quando è il momento giusto; è questa la fatica di cui parla Aristotele.

Per Nietzsche l'affaticarsi nel lavoro ha come conseguenza la ricerca di uno svago qualsiasi e di piaceri semplici e rozzi, si perde la capacità di dedicarsi alla contemplazione e la gioia di vivere, mortificando l'autoaffermazione dell'individuo.

In conclusione vi lascio un frammento della poesia "Fumatori di carta" di Cesare Pavese, poeta torinese, mentre descrive la sua amatà città:

"...Imparò a lavorare nelle fabbriche senza un sorriso.
Imparò a misurare  sulla propria fatica la fame degli altri,
e trovò dappertutto ingiustizie. Tentò darsi pace
camminando, assonnato, le vie interminabili
nella notte, ma vide soltanto a migliaia i lampioni
lucidissimi, su iniquità: donne rauche, ubriachi,
traballanti fantocci sperduti. Era giunto a Torino
un inverno, tra lampi di fabbriche e scorie di fumo;
e sapeva cos'era lavoro. Accettava il lavoro
come un duro destino dell'uomo..."


STEP 1-BIS- La "Fatica" in altre lingue

In termini scientifici,  la fatica viene identificato come lo squilibrio tra lo sforzo esercitato dal corpo o dalla mente rispetto all'energia acquisita dallo stesso.

Oggi utilizziamo questa parola in funzione dispregiativa, per descrivere situazioni complesse, difficili da attuare o in alcuni casi può significare una mancanza di volontà nell'eseguire un compito.

Ma altre lingue questa parola assume lo stesso significato? Ha lo stesso concetto negativo?

La lingua araba è una conferma di tutto ciò, il termine viene tradotto con il carattere "تعب" [taeibu], ma questo termine significa anche "stanchezza". Da distinguersi dalla parola lavoro o prova le quali vengono tradotte in altro modo.

Non solo per la lingua araba la fatica è associata alla stanchezza, ne troviamo un esempio nella lingua tedesca con il termine "Müdigkeit", che ha lo stesso duplice significato.Oppure nella lingua russa con "усталость".

Da qui possiamo dedurre e quindi concludere che è errato associare il concetto di "fatica" con quello di "lavoro", aventi due caratteri diametralmente opposti.

venerdì 20 marzo 2020

STEP 1-Definizione ed etimologia



FATICA: s. f. [lat. *fatiga, der. di fatigare «affaticare»].
-1. Sforzo materiale che si fa per compiere un lavoro o svolgere una qualsiasi attività, e di cui si sente il peso e poi la stanchezza.
-2. Sforzo e travaglio dell’intelletto.
-3. Il lavoro stesso, l’occupazione, l’operare in concreto.
-4. Nella tecnologia meccanica, condizione nella quale vengono a trovarsi elementi strutturali, soprattutto metallici, per effetto di sollecitazioni dinamiche, variabili nel tempo più o meno rapidamente, che si succedono per un grande numero di cicli: rottura per fatica. In partic.: a. F. acustica, condizione in cui vengono a trovarsi strutture per effetto di sollecitazioni vibratorie determinate da intensi campi sonori.
Fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/fatica/



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(Sisifo nell'intento di trasportare il macigno, rappresentazione di una fatica che non porta a nessun risultato.)

Ma che cosa si intende con tale termine? E soprattutto, cos’è la fatica mentale? A tal proposito riporto definizione di U.Galimberti, che definisce la fatica come “uno stato di indebolimento conseguente ad uno sforzo eccessivo di natura fisica e/o psichico o ad un dispendio prolungato di energie profuso in una qualsiasi attività”.

Etimologia: ← lat. volg. *fatīga(m), deriv. di fatigāre ‘prostrare, stancare’.

Fonte:https://www.etimo.it/?term=faticare
“IL MIGLIOR RICONOSCIMENTO PER LA FATICA FATTA NON È CIÒ CHE SE NE RICAVA, MA CIÒ CHE SI DIVENTA GRAZIE A ESSA”. JOHN RUSKIN




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STEP #24 - Sintesi finale

Durante questo percorso, attraverso il mio blog, ho analizzato e espresso opinioni riguardo il concetto di “Fatica” (dal latino fatiga )...