sabato 30 maggio 2020

Step #18 - La "Fatica" nella filosofia contemporanea

Nella filosofia contemporanea, il concetto di "fatica" o "sforzo" (come analizzato nel seguente articolo) è implicito, infatti quivi vedremo lo "Sforzo del Concetto", lo sforzo di essere uomini razionali, per filosofi come Hegel e Kant.

È in questi termini che viene concepito nel sistema Hegeliano: il concetto non è un mattone per una costruzione architettonica intellettuale, ma, prima di tutto, qualcosa da aggredire.

Non si tratta, però, di un prendere che si prefigge come altro dall’Assoluto. É invece una presa dall’interno che agguanta sé stessa e non resiste, se non ponendosi e ri-ponendosi ad un livello superiore, continuamente, dialetticamente. L’Aufhebung, nel suo significato più radicale, prende proprio questa sfumatura del sostenere la contraddizione, supportare l’immediato-mediato e sorreggere la differenza.

Ciò che “si è presupposto troppo a lungo” trova il suo culmine nella rivoluzione attuata da Kant, principale bersaglio critico in queste pagine dell’Einleitung. Kant presuppone, cioè che il conoscere sia uno strumento quindi, usando il linguaggio di un’altra dicotomia romanica che vende in Fichte il massimo esponente, il non-io. La contraddizione appare evidente: come posso dare il concetto (lògon didònai) se io sono una cosa e il conoscere altra cosa? Come posso, poi, valutare la funzionalità del conoscere, con che metro?

Il valore fondante di questo acuto rovesciamento di prospettive permette, come si diceva su, un concetto che viene preso dall’interno dello Spirito non al suo esterno.

Quindi il compito che Hegel, sulle spalle di Aristotele, attribuisce alla filosofia -ovverosia dare il concetto- non può essere sensato se il Vero e l’Assoluto non coincidessero; la domanda sulla verità, come la domanda sull’assoluto può essere posta solo se noi entriamo nella verità, solo se frequentiamo l’Assoluto, altrimenti nessuna scienza, né filosofica né tecnica, potrebbe essere possibile. O noi ci siamo già nella Realtà, nell’Assoluto o non potremo in alcun modo comunicare, concettualizzare ma anche desiderare.

Pur essendo nella Verità ,e qui il culmine della rivoluzione hegeliana, noi non siamo la Verità ma ne siamo parte integrante nella differenza del nostro sapere. Se quindi siamo nella Verità, il nostro sapere, pur essendo anch’esso nella Verità, il più delle volte è erroneo. Hegel s’accorge che anche l’errore abita nella verità che anche l’errare fa parte di quell’intero che è Vero.

Il concetto viene depotenziato in questo sistema? Assolutamente no. È proprio il continuo divenire di se stesso che permette al concetto di non essere più «Passaggio in Altro, né Parvenza in Altro, ma Sviluppo».5

Evidentemente il concetto non si trova più ad essere quell’isola inesplorata che attraverso il metodo diairetico viene scoperta dallo strumento della conoscenza -non quindi passaggio in altro- ma puro Sviluppo e continuo porsi; non più qualcosa che possa esistere senza la fatica del Pensiero e la sopportazione della contraddizione: non un inerte stante ma un inquieto Sforzo.

Fonti:https://www.sovrapposizioni.com/blog/lo-sforzo-del-concetto

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